Vagabond: le peripezie di un maestro di spada errante

Vagabond

Rieccoci qui per il secondo, esaltante (ma soprattutto esaltato) articolo-fotocopia del format ▌▌PAUSA di Yotobi. Quest’oggi tratterò della mia esperienza col primo volume di Vagabond[1], annata d’oro 1998; un fumetto basato sul romanzo Musashi di Eiji Yoshikawa (1935).

Qualcuno potrebbe riconoscere nel suo autore, Takehiko Inoue, la mente (e la mano) dietro Slam Dunk; forse il più celebre manga sulla pallacanestro mai realizzato. Qualcun altro potrebbe semplicemente trovarsi di fronte all’ennesimo, impronunciabile nome nipponico, bizzarro accostamento di due termini sconosciuti che rende arduo distinguere il nome di battesimo dal cognome. Cari ragazzi, sono lieto di militare tra le fila di questo secondo schieramento.

La mia ignoranza su qualsiasi cosa riguardi lo sport, per fortuna, non tocca minimamente l’opera esaminata oggi. Vagabond appartiene infatti al filone delle produzioni storiche giapponesi; ricco catalogo di opere più o meno fedeli al reale incentrate sulle vicende del Giappone feudale[2].

È un mondo dominato in egual misura dal sangue e dall’onore, da daimyo ambiziosi che si fanno guerra per il trono di shogun[3] e da samurai che sostengono l’una o l’altra parte sul campo di battaglia. È il mondo dei ronin, guerrieri senza padrone che vagano per un Giappone a metà tra storia e mito, compiendo imprese memorabili e incidendo il loro nome (e quello delle loro spade) nelle menti e nel cuore dei posteri.

È proprio al sottogenere appena citato, reso famoso a livello cinematografico dal film Yojimbo di Akira Kurosawa (1961)[4],che si ascrive Vagabond: vicenda romanzata della vita di Miyamoto Musashi (alla nascita Shinmen Takezō), maestro di spada errante, figura chiave del folklore nipponico e nostro protagonista. Esaminiamone le peripezie nel primo volume del manga con il già collaudato Elenco puntato privo di qualsivoglia pretesa critica e aspirante a una forma di umorismo irriverente in stile Nonciclopedia™[5].

Wow. Semplicemente… Wow. Da pronunciarsi “Uhhh-ohhh-uhhh”, trascinando in maniera esasperata ogni singola vocale come se pesasse 30 kg. Nel caso qualcuno fosse interessato, l’artista di Deviantart boatsex36 (no, non mi assumo la minima responsabilità per il suo username) ha realizzato una splendida versione a colori di questa già stupefacente tavola.
Wow. Semplicemente… Wow. Da pronunciarsi “Uhhh-ohhh-uhhh”, trascinando in maniera esasperata ogni singola vocale come se pesasse 30 kg. Nel caso qualcuno fosse interessato, l’artista di Deviantart boatsex36 (no, non mi assumo la minima responsabilità per il suo username) ha realizzato una splendida versione a colori di questa già stupefacente tavola.

Vagabond – L’universo:

  • I mangaka giapponesi raramente colorano le proprie tavole; quando capita, sono soliti limitarsi alle prime facciate del lavoro. I fan (me incluso) aspettano tali “occasioni fortunate” come un bambino aspetta il Natale. L’autore di Vagabond, da questo punto di vista, è incredibilmente generoso: diversi tra i capitoli che ho consultato facevano bella mostra di un cospicuo numero di pagine colorate (con una buona media approssimativa di 5 su 30). E CHE COLORI. Le varie tavole del fumetto presentano un’inchiostratura unica, particolarissima, quasi a rievocare le stampe giapponesi del periodo in cui si svolge la vicenda. Per intenderci, è un po’ come se in un fumetto occidentale le pagine a colori fossero dipinte come miniature.
  • Nel primo capitolo c’è un momento di defecazione on-screen.
  • No, dico sul serio.
  • Oltretutto, qualcuno riesce a inciampare sul prodotto dell’azione appena descritta e a cadervi elegantemente seduto sopra.
  • SUL SERIO.
  • Questo manga è v-v-v-violento. Non siamo al livello di Berserk e delle sue esplosioni totali da taglio, certamente. Però ci avviciniamo.
  • Quando sei assalito da conati di vomito improvviso, il codice del Bushidō impone di rilasciare i contenuti del tuo stomaco sul corpo di un samurai defunto. Preferibilmente mirando alla faccia.
  • In assenza di autentico amore o di matrimoni politici combinati da anni, niente è meglio che offrire la mano di tua figlia a un perfetto sconosciuto. Se quello sconosciuto è un fuggitivo braccato da una banda di samurai, poi, puoi dire di aver fatto jackpot.
  • SCOIATTOLINO! =D
  • Se incontri uno con la bandana, le leggi del quieto vivere impongono che tu lo prenda a sassate. A maggior ragione se è pelato e ha i baffi.
  • Nel Giappone feudale, terra dell’ampio hakama da samurai (sorta di gonna-pantalone dalle forti connotazioni simboliche tuttora usato in arti marziali quali l’Aikidō), indossare i leggins ti qualifica automaticamente come leader di un gruppo. No, non è una cosa limitata alle esponenti del gentil sesso.
  • L’aver compiuto un’azione da vero duro alla fine di un capitolo non ti impedisce, all’inizio del capitolo successivo, di dartela a gambe nel bosco come una ragazzina alle prese con la sua prima cotta. Anche se tu sei largo il doppio del tuo avversario. E in superiorità numerica. E il tuo avversario non è maggiorenne. E impugna una spada di legno.
  • Nell’universo occidentale, uccidere un uomo per la prima volta è solito provocare traumi destabilizzanti nei giovani protagonisti, costringendoli a venire a patti con ciò che sono diventati o in cui si stanno trasformando. Nell’universo orientale, fare strage di quattro uomini mutilandoli orribilmente con una katana è un “rito di passaggio” paragonabile per difficoltà e conseguenze emotive alla prima corsa in bici senza le rotelle.
  • ANCORA SCOIATTOLINO! =D Comincio a pensare che sia finto…
  • ADORO Otsū. Nessuno regala espressioni allucinate come lei. Non che le altre sue espressioni scherzino, eh…

Vagabond

Vagabond – Il Protagonista:

  • Nonostante lo stile più realistico della produzione (quello che più si addice a un Seinen, un manga per adulti), è lecito che i capelli del protagonista[6] sparino in tutte le direzioni proprio come quelli di un qualsiasi esuberante giovine da Shōnen.
  • Takezō/Musashi è a più riprese definito una bestia (o un demone, a seconda dei casi) da conoscenti, sconosciuti, frequentatori occasionali e persino da altre bestie. Questo suo lato animalesco, oltre che dal passato lievemente burrascoso, si dedurrebbe dai suoi occhi, paragonati da tutti a quelli di un predatore. È doveroso notare, tuttavia, che il nostro possa declinare le avances di una donna con grande tatto. Per non dire di come, a differenza del suo amico di buona famiglia, lui non defechi pubblicamente e non si infili a tradimento nel letto di donne inconsapevoli. “Musica” Scoprite chi è il vero mostro a Notre Dame…
  • In un mondo medievale dominato da lame con la reputazione di essere indistruttibili, una spada di legno paragonabile per massa e forma a un remo da canoa è di gran lunga l’arma più consigliata. Anche in presenza di mille possibili alternative elegantemente esposte sul corpo di altrettanti proprietari morti.
  • “Figliolo, cosa vuoi fare da grande? L’attore? L’astronauta?” “No, mamma! Voglio fare il vagabondo!” “……… Vabbè, sempre meglio del politico.”.
  • NON. DEFECA. IN. PUBBLICO. Ho detto tutto.

Dopo la lettura del primo volume, non posso che consigliare caldamente Vagabond a chiunque voglia immergersi nel clima mitico del Giappone feudale; un mondo splendidamente illustrato, dipinto in tutta la sua immediatezza ed esplorato con gli occhi di una delle sue figure più interessanti.

O a chiunque ami il gore (ma non al livello di Berserk).

O a entrambe le tipologie di individui (e forse anche a quelli che amano Berserk).

Concludo ringraziando Gabriele (no, non il nostro, un altro) per avermi suggerito la lettura del manga odierno, e dedicandogli l’articolo stesso. È da una vita che te lo dovevo!

Sayonara.

 


Leggi tutti i nostri articoli su cultura nerd e affini

davide cioffrese
Davide Cioffrese

Eclettico nella mia conoscenza del nulla, narcisista nella misura in cui il mio ego non incontra quello degli altri, più sensibile agli attacchi emotivi di opere fittizie che a quelli del libro/film/ videogioco chiamato “vita” (aspetto alquanto allarmante). Tento di approcciarmi al mondo nella maniera più amichevole possibile, ma se di dovere (e, talvolta, a sproposito) non mi faccio scrupoli ad attaccarlo con eguale ferocia. Salvo poi, magari, sentirmi dispiaciuto al riguardo. Non aspettatevi che lo confessi, comunque. Jack of… some trades, master of none… in particular.