Tiziano: il mondo nuovo del Rinascimento

Tiziano Vecellio, Amor Sacro e Amor Profano, 1515

Tra il 1519 e il 1523 Tiziano, già noto a Venezia e riconosciuto come uno degli artisti di maggior talento del momento, esegue per il Camerino di Alfonso d’Este, duca di Ferrara, tre grandi tele di argomento mitologico nelle quali è possibile osservare le grandi doti narrative del pittore veneziano e apprezzarne i colori freschi e luminosi.

La prima tela che venne elaborata da Tiziano fu L’omaggio a Venere dove una folla festante e caotica di Amorini festeggia la potenza della dea dell’amore in un meleto immerso in verdi lande non molto distanti da un borgo. La scena è tratta dalle Imagines di Filostrato pubblicate in greco nel 1503 e tradotte in italiano proprio per la sorella di Alfonso d’Este, Isabella.

L’idillio bucolico descritto da Filostrato è un soggetto davvero difficile da raffigurare su un piano bidimensionale, quale è la tela, perché si presenta molto complesso e ricco di movimento, quindi poco leggibile agli occhi di uno spettatore inesperto e che ricerca, nell’opera d’arte, quell’armonia tanto richiesta e desiderata in buona parte del Rinascimento italiano.

Tiziano Vecellio, Festa degli amorini, 1518-1519
Tiziano Vecellio, Festa degli amorini, 1518-1519

Il pennello corre veloce sulla tela e, per velature successive, dona brillantezza a tutta la scena, pure nel non finito delle mele degli Amorini in primo piano o nella stesura sciolta e liquida dei cesti in vimini sparsi tra la folla in basso.

Nel successivo Bacco e Arianna Tiziano rappresenta la donna, disperata per la partenza dell’amante Teseo, a sinistra del paesaggio sorpresa dall’arrivo del dio Bacco, bloccato dall’artista nel pieno del salto verso la povera sventurata e seguito da un variopinto corteo composto da altri personaggi del mito (tra i quali Pan) e da animali esotici quali i ghepardi.

La scena risulta ancora più ricca di colori della precedente, soffusa in una luce che pone in risalto la corposità delle carni dei vari personaggi e la ricchezza dei panneggi (in particolare il rosso del mantello di Dioniso) e che ci testimonia, ancora una volta, la vastità di scelta a cui potevano avere accesso i pittori veneti nel mercato veneziano, centro di scambi importantissimo nel primo Cinquecento.

Il nostro autore imposta allora la scena ponendo gli Amorini sul prato primaverile in fuga prospettica e aiutando lo spettatore a ricostruire uno spazio reale e realmente pieno e rumoroso, concitato da mille movimenti e mille sguardi, grazie a semplici (quanto geniali) escamotage come l’Amorino in basso a destra che scocca la freccia, la fila di meli e la collina sullo sfondo che lanciano il nostro occhio verso il punto di fuga all’orizzonte (poco più a destra del centro).

Tiziano Vecellio Bacco e Arianna, 1520 1523
Tiziano Vecellio Bacco e Arianna, 1520 1523

Analisi svolte nel corso del secolo scorso hanno permesso di capire meglio il modus operandi del nostro pittore, impegnato ad eseguire le tre tele contemporaneamente e quasi senza aiuto alcuno; nel caso in questione Tiziano ritornò più volte sulla figura di Arianna, conferendole in ultimo quel plastico dinamismo che tanto attrae il riguardante alla National Gallery di Londra dove è conservata l’opera o ancora nella realizzazione dei ghepardi, modificati più e più volte durante i lavori.

L’ultima tela che compone il trittico dei Baccanali ha per soggetto gli Andrii, o meglio l’approdo degli sposi Bacco e Arianna nell’isola di Andros, festeggiata da innumerevoli baccanali. Il soggetto vero è proprio di questa tela è raffigurato sullo sfondo dove la vela bianca della nave che trasporta gli sposi si staglia reale e certa nell’azzurro  e limpido mare estivo. In primo piano Tiziano dipinge invece uno degli innumerevoli festini che si svolgevano in loro onore sull’isola.

Il fulcro della composizione è simbolicamente la brocca di vino sollevata da un giovane a destra del centro e, come ho accennato nel primo caso, anche in questo dipinto lo sguardo dello spettatore è accompagnato verso il centro da un’evidente diagonale costituita dal braccio e dalla gamba dell’uomo nudo a sinistra. La derivazione letteraria del soggetto spiega inoltre i brani di straordinaria bellezza classica quali la fanciulla stesa voluttuosamente a destra della scena o la citazione di Sileno nell’uomo grasso alle sue spalle.

Tiziano Vecellio Baccanale degli Andrii 1523 1526
Tiziano Vecellio Baccanale degli Andrii 1523 1526

Come sottolinea John Pope-Hennessy, grande storico dell’arte in un suo breve scritto dedicato al Vecellio, per capire e leggere correttamente i Baccanali non occorre riferirsi al motivo letterario di partenza, conoscere il mito nel dettaglio così come ci è descritto da Filostrato o come è cantato da Ovidio nelle sue Metamorfosi, perché Tiziano ne rielabora il senso, coglie solo momenti, attimi della storia e li rende semplici e universali.

In realtà ciò che compie Tiziano in questo ciclo non è dissimile dalle sintesi perpetrate dai pittori cristiani sin dall’epoca tardoantica: raccontare una storia in uno spazio limitato, consegnare allo spettatore il senso di ciò che è raffigurato a colpo d’occhio. Il pittore, a differenza dello scrittore, non ha la possibilità di svelare al riguardante la realtà della sua arte in piccoli momenti, in attimi che si susseguono su una linea, piccole stazioni di posta nella trama dei suoi pensieri e delle sue parole, non può spiegare tutto, deve scegliere solo gli elementi più importanti e renderceli chiari.

Non sempre ciò avviene e durante il Rinascimento (ma anche dopo) i soggetti dei quadri si vestono di significati nascosti leggibili solo da una cerchia limitata di intellettuali. Un esempio molto noto in tal senso è La Primavera di Botticelli.

Tiziano lavora in un  contesto diverso, durante il Rinascimento maturo. In questo caso i suoi occhi divengono i nostri: si riempiono della realtà tesa e armonica fatta di colori e volti, della delicatezza dei sentimenti di Arianna, o dell’esuberante festa degli Amorini. Il nostro, come il cuore dell’artista, batte sereno. In pochi attimi Tiziano ci rivela un mondo reale eppure immensamente lontano, distante nei secoli, in gran parte altro, e per questo, per noi, completamente nuovo.

 


In copertina: Tiziano Vecellio, Amor Sacro e Amor Profano, 1515

Redazione: Salvatore Ciaccio
Salvatore Ciaccio

Nato a Sciacca in provincia di Agrigento nel 1993, ho frequentato il Liceo Classico nella mia città natale per poi proseguire gli studi a Pavia, dove mi sono laureato in Lettere Moderne con una tesi dedicata all'architettura normanna in Sicilia.