Il viaggio del Capitan Nessuno: l’evoluzione di Dylan Dog

Dylan Dog

L’albo dei morti viventi – VI

 

Questa è la fine, mio bellissimo amico.
Questa è la fine, mio unico amico.
La fine dei nostri piani elaborati, la fine di ogni cosa stabilita.
Questa è la fine.
Non c’è salvezza né sorpresa.
Questa è la fine.
Non guarderò nei tuoi occhi, mai più.

(Dylan Dog N. 400, E ora, l’apocalisse!, pagina 5)

In questi mesi sono stati pubblicati i primi albi della nuova era: una specie di reboot dei primi casi di Dylan Dog. Quando inizia, però, il processo di novità? Quando finisce la prima era?

Nel numero 400, E ora, l’apocalisse!

L’albo, edito a gennaio 2020, è opera di Roberto Recchioni, con disegni di Angelo Stano e Corrado Roi, reso speciale per i collezionisti poiché totalmente a colori e composto di quattro copertine curate dai quattro migliori illustratori di Dylan Dog (la rossa di Claudio Villa, la verde di Angelo Stano, la gialla-arancione di Gigi Cavenago e la celeste di Corrado Roi).

Per poter sviscerare il significato profondo dell’opera, bisogna seguire la mappa ricreata da Roberto Recchioni a pagina 4: ogni citazione presenta un nuovo punto di vista.

Dylan parte per una nuova missione con il galeone, protagonista del suo passato e dell’albo 100, La storia di Dylan Dog. Accanto a lui Groucho, compagno di svariate avventure influenzate dal romanzo Cuore di Tenebra (1899) di Joseph Conrad e dalla reinterpretazione del lungometraggio Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola. Essi sbarcheranno in luoghi da incubo, tra cui un’isola di zombie, direttamente dal fumetto primo L’alba dei morti viventi. Entreranno inoltre in contatto con personaggi mostruosi, come l’affascinante protagonista di Mater Dolorosa.

Cosa accadrà alla fine di questo viaggio?

Dylan dog missione

L’albo 400, E ora, l’apocalisse!, è inoltre la chiave d’accesso per il nuovo mondo di Dylan Dog: propone diversi approcci di lettura. Primo fra tutti è l’identificazione ad opera postmoderna in un mondo in cui “postmodernism is dead[1]“. Infiniti mondi letterari e artistici che si mescolano e si ricreano differenti, tanto attraverso le citazioni intra ed extra testuali quanto attraverso il rinnovamento della collezione di Dylan Dog. A conferma, nel numero 402, Il tramonto rosso, Xabaras esclamò: «…Esistono infinite realtà e infiniti mondi, alcuni molto simili, altri profondamente differenti… ma in ognuno di questi universi ci sono sempre un Dylan Dog e uno Xabaras![2]».

Tuttavia il quattrocentesimo fumetto introduce l’ipotesi in maniera più chiara. Nel suo viaggio, Dylan Dog entra in contatto con una versione di se stesso: il numero cinque, un tempo uomo libero, ora mutilato. Durante una colluttazione, il soggetto proferisce lo stesso concetto presentato da Xabaras: «Nello spazio profondo c’erano infinite terre che ruotavano attorno a infiniti soli…in ogni terra, milioni di storie e in ogni storia…NOI![3]».

Definendo, però, il ruolo del nostro Dylan Dog, in aggiunta: egli è la versione alpha-omega, l’unico modello integro da cui poter creare un nuovo inizio; ad un inizio, si sa, precede sempre una fine e per questo il protagonista deve morire.

Dylan Dog numero cinqueDa un universo ad un altro, in questo susseguirsi di realtà, il soggetto sembra essere sottoposto ad un trattamento di amnesia.

«Sono un immemore[4]».

Questo suggerisce un riferimento alla reincarnazione, secondo cui l’essere umano non muore mai realmente ma rinasce in diverse vite. Durante il periodo storico che sta vivendo, non può, però, avere consapevole percezione del suo passato, poiché le tracce della vita precedente vengono dimenticate dalla coscienza.

Così i personaggi di Dylan Dog, tranne Xabaras, non ricordano la loro identità d’origine quando passano da un mondo letterario all’altro. Infatti nel momento in cui vengono nominati Dylan Dog e Groucho, questi ultimi non si riconoscono, anzi si stupiscono per l’attribuzione. Tuttavia, il passato può manifestarsi nell’inconscio. «Eppure la memoria è come il mare e può restituire, anche dopo anni, brandelli e rottami…[5]». Infatti a nominare Groucho è proprio Dylan: un lapsus dovuto alla celebre frase «Groucho, la pistola!».

Inoltre Dylan Dog trova familiari oggetti del passato, quali la cabina telefonica londinese e il Maggiolone. Riaffiora infine alla memoria di Dylan una caratteristica, che può sembrare strana ai lettori dei numeri 401 e 402, ma risulta chiara ai primi collezionisti: «Perché non ricordo nulla tranne che sono astemio?[6]».

Dunque l’albo 400, E ora, l’apocalisse!, mostra l’evoluzione psicofisica di Dylan Dog: la trasformazione da old boy dei primi numeri alla mutata identità degli ultimi due fumetti. Infatti durante questa missione “in nome dei suoi peccati”, Dylan seguirà un percorso sia fisico che psicologico.

Inizialmente appare il solito personaggio: è a Londra, con il solito look, malinconico e pensieroso, in cerca di incubi. Affianco a sé Groucho, con il sigaro in bocca e le freddure sulla lingua. Poi il primo cambiamento, ossia la presentazione di Dylan nel ruolo del padre in Mater Dolorosa: barba folta, viso scavato, marinaio del proprio Galeone e nella stessa postazione a scrivere con la medesima piuma.

Confronto Dylan Dog 2

In seguito, a metà opera più o meno, Dylan Dog indossa un cappotto, avvicinandosi al look “scompigliato” dei nuovi albi. Anche Groucho, in questo momento, si presenta diverso, poiché in risposta al celebre richiamo «Groucho, la pistola!» non lancerà la Revolver Bodeo 1889, bensì sparerà lui stesso.

Infine, prima dell’ultima tavola che mostra il Dylan dei numeri 401 e 402 in compagnia di Gnaghi, il protagonista subisce il trauma che lo spingerà al mutamento ultimo: la morte di Groucho.

La decapitazione del maggiordomo si connota di un significato metaletterario, facente parte del filone parallelo dell’opera che presenta le motivazioni editoriali di questo stravolgimento.

Di questo tratteremo nel prossimo articolo, ora basti sapere che tutto era necessario «perché le storie sono come un fiume infinito che continua a scorrere verso un mare sconosciuto…[7]».

Evoluzione di Dylan Dog Gnaghi

Rebecca Restante
Rebecca Restante

Sono nata a Roma nel 1999. Diplomata al liceo linguistico e studentessa dell'università La Sapienza. Sono in cerca della mia manifestazione tramite la letteratura