Fossili, di Vito Santoliquido

Fossili, vito santoliquido

Il giorno si denuda della luce. Un milione di supernove rosso decrepito brucano la notte. Ci osservano distanti – noi così lontani da casa – intridendo carni e incubi di materia planetaria. Non vi è aria, né pioggia o bufera, ma atmosfera diafana fonda. C’è un silenzio spesso: col corpo ne fendiamo le trasparenze colorate di cattedrale. Cento streghe (portano candele e magnolie fra i capelli mogano) rintoccano l’occasione del nostro incontro, tra luminescenze d’ambra e fiorami di falene ischeletrite. Gli occhi chiusi, le mani masticano il vuoto: ombre, ciondoliamo: due sonnambuli. Dentro il bosco inanimato questo fiume gettato tra me e te: questo fiume mitologico lungo una vita, che come l’acqua corre, in un sogno. Sostiamo a riva (un sentiero si perde tra quei funghi melliflui, lì in basso, alle radici di questo buio osceno…). Sciamano saette d’intuizioni in preda a una follia metafisica. Solo: ci guardiamo, normalmente. Assistiamo alla prosopopea del dubbio. La mistificazione di pulsazioni assiderate ci ottunde. Basterebbe invece sbrinarci. Sgrondare fantasmi. Fluttuare: ninfee bianche sulla massa di vetro. Con delicatezza, sfiorarci. Soltanto, più niente. Paradossi cortesi, però, ci compitiamo, sfoggiando serenità nodose, spade di seta, sguardi d’acciaio. E l’inverno è prossimo.

 

«Ro-gab ùacht / etti èn; / aigre ré; / é mo scél». «Il gelo ha stretto / le ali degli uccelli, / stagione di ghiaccio. / Questo è il mio annuncio[1][/tooltip]». Così una poesia medievale irlandese, L’annuncio dell’inverno. Stavolta abbiamo scelto una prosa poetica. Gli aficionados del nostro sito si ricorderanno forse Cortecce lupi glaciali, raffinata rarefatta poesia di Vito Santoliquido. La stessa rarefazione la troviamo qui, ma la prosa giunge a un grado di asciuttezza che ci permette di seguire meglio le numerose immagini. È un racconto in cui il buio, il buio spesso, nero, si mescola al sogno. Due figure, una notte, un grande gelo, dentro. E silenzio.

 


Vito Santoliquido è originario di Forenza (PZ), dove tuttora vive la sua famiglia; è nato nel 1989. Si è laureato in Filologia moderna presso l’Università Ca’ Foscari Venezia: area d’elezione le letterature medievali romanze. Attualmente è dottorando in Italianistica e Romanistica presso le università di Venezia e Zurigo. Suoi inediti sono già apparsi sulla nostra webzine (Cortecce lupi glaciali), in Poetarum Silva (letture di Fabio Michieli e Anna Maria Curci), e Farapoesia (presentazione di Luca Cenacchi). Una corona di liriche è racchiusa in Trittico d’esordio, a cura di Anna Maria Curci (Collana “Aperilibri”, n. 6, Roma, Edizioni Cofine, 2017) Cura un blog personale, guidato dall’idea di associare liriche e immagini: Le Sommeil Interrompu.

Gabriele Stilli
Gabriele Stilli

In tenera età sono stato stregato da quelle cose che si scrivono andando a capo spesso, e gli effetti si vedono ancora. Mi sono rassegnato, da diversi anni, a includere l’arte tra le discipline umanistiche e non nel rigoroso ambito delle scienze. Nutro ancora qualche dubbio, però.