Fabia Baldi, l’eleganza d’un passo doppio

Octavio Ocampo

Dammi la mano
e segui un po’
i miei passi,
[…]

Inizia come un invito, la lirica che apre la piccola raccolta Passo Doppio di Fabia Baldi, che si compone di versi e “versicoli” senza titolo. Sono tutti dialoghi introspettivi che hanno  un “tu“, che non ha volto ma è una presenza costante e mutevole; così come i tanti “tu“ della nostra vita, ai quali abbiamo chiesto di non abbandonarci, ai quali ci siamo arpionate per amore, per un’atavica insicurezza tutta femminile, rappresentata qui da questa Euridice dei giorni nostri.

Non voltarti, però
come Orfeo,
ma tieni ancora forte
la mia mano.

I versi di questo libro, che più mi hanno colpito, sono quelli che da soli sembrano già una poesia compiuta; come questi qui di seguito, che testimoniano quanto purtroppo una donna tragga dall’amore per l’altro la consapevolezza della sua esistenza.

Questo amare fino a perdersi è per le donne la loro grandezza ma al tempo stesso la loro condanna, perché sono più vulnerabili e fragili:

(…)
Voglio perdermi
in corsa cieca
verso te
per accorgermi
che sono esistita.

Octavio Ocampo

La grandezza di questa poetessa è tutta in quest’armoniosa eleganza con la quale affronta il tumulto dei sentimenti obnubilanti dell’amore. Si pone domande, cui non ci sono risposte; domande che si fanno incalzanti, dolorose, e di queste si nutrono i versi, che si arricchiscono d’immagini, permettendo così alla poesia di uscire dall’alveo del particolare verso un’universalità coinvolgente:

Perché mi chiedi
se sarà per sempre?
Può saperlo la terra avara
che inghiotte i nostri passi,
il bagliore della luna
rappresa nel cielo
provvisorio,
l’acqua del fiume
che s’annega e muore
alla sua foce?
[…]

Pensare è anche ricordare e il ricordo con la sua portata nostalgica è purtroppo la sensazione che accompagna la maturità di una persona.

Nostalgia, come analisi della propria vita trascorsa, senza illusioni fallaci e fuorvianti sugli errori commessi, sul tempo perduto ma anche punto di partenza per un nuovo concetto di futuro, che la Baldi individua in quello Zenit, dal quale non più possibile vedere l’ombra.

Posso chiamarla
nostalgia
questo rimpianto
del tempo non vissuto,
doloroso recidersi del passato
alle mie spalle?

La vita non è ancora allo Zenit
e già non vedo più
la mia ombra.

Nel cammino di una donna c’è un uomo originario: “il padre“, che è anche un Dio, un ricordo magico dell’infanzia che deve essere reciso, e ricostruito senza ombre, senza sogni, perché l’Uomo immaginario non esiste e bisogna eliminarlo per essere veramente libere di scegliere e di amare.

Octavio Ocampo, l'assenza della sirena

Rappresentare un sentire così profondo è difficile, la nostra autrice gioca con la poesia e con i suoi strumenti metaforici e allegorici per costruire un’immagine, nella quale avvolge fiumi di risentimenti, pentimenti, silenzi vissuti, patiti o curati per recidere quel mito, quell’uomo senza ombra.

Sulla strada di Tebe
Edipo è un viaggiatore distratto,
cupa la Sfinge
in un silenzio senza enigmi.
Reciso il mito
l’uomo senz’ombra
(…)

Parlare d’amore in poesia senza essere banali, non è cosa semplice. La poesia in ogni tempo ha parlato d’amore e Fabia Baldi ne è consapevole ma conta sulla spontaneità dei suoi versi, sulla spiccata femminilità che esprimono. Versi che tracciano la figura di una donna, che ha imparato con dolore a riprendersi la vita.

(…)
Resterà solo il problema
di come accettare ancora
con il minimo di angoscia
il brivido delle tue mani
che affiora sulla pelle.

I versi di Fabia li potrei paragonare a un magico specchio, nel quale una donna vede riflessa la sua anima, la sua vita, i suoi dolori e le sue immense gioie. Un piccolo specchio screziato dove i versi sono le pietre preziose incastonate dalle mani esperte della nostra poeta, che è tale proprio in forza di questa sua facoltà di vate, dove la magia della metafora serve a dare forza e spessore alla meticolosa e impietosa analisi  del fallimento dell’illusione.

Mi allaccio
a questo niente
che m’hai dato
granello fuggito
alla clessidra
del tuo tempo.
(…)

La poesia traduce i pensieri più nascosti ed enigmatici in parole.

Octavio Ocampo Marlene DIetrich
Octavio Ocampo Marlene DIetrich

Il poeta scava nell’infinito e sconosciuto animo, al pari di un bambino che scava nella sabbia, e se quello costruisce castelli e buche, l’altro intreccia parole, che acquistano forma e significato solo nel ventre caldo della poesia.

Non ho paura
se non di questo
cuore, duro
di pietra
e come pietra
indifferente.

Non voglio
se non disancorarmi
dalle morte emozioni,
tentacoli emergenti

(…)

Ci siamo costruiti un mondo che ci corre a rovescio, l’unico conforto a volte sembra la nostra ombra, con cui intessiamo un colloquio e che sembra camminarci accanto. Un’ombra che spesso cambia volto e torna a essere quello dell’amato perduto, del padre o di un figlio o di un mondo che non riconosciamo. Eppure, nonostante tutto, ancor c’afferra quell’ “imperdibile speranza” che ci sprona ad andare avanti, a scaldarci al sole dei nostri ricordi e a non mollare.

Eppure un’onda
di imperdibile speranza
ripropone la tua immagine

(…)

Quando parliamo di poesia al femminile, c’imbattiamo sempre in un mondo dai contorni inesistenti. Quelle di Fabia Baldi hanno il pregio di regalare emozioni delicatissime ma pungenti, ombre di parole che sussurrano dei sentimenti il loro soffio.

Altrove porterò
la quotidiana fatica
il doloroso impegno
del vivere.

 

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Nata a Piombino, Fabia Baldi si è laureata all’Università di Pisa, con pubblicazione della tesi. Appassionata di letteratura, fin da giovanissima affianca all’attività poetica quella di critico letterario. Prima di Passo Doppio ha pubblicato un’altra raccolta: Grande si fa il silenzio. Ha vinto numerosi premi letterari, poi si è dedicata alla sua professione d’insegnante e poi di Dirigente Scolastico, oltre che alla cura della sua famiglia.

Poter leggere questo libro è stato per me un piacere e un onore, che ricambio con l’esortazione a tornare a scrivere, a donarci ancora queste perle di saggezza e di conforto, che tanto necessita a questo mondo sgraziato un po’ di equilibrata eleganza.

Silvia Leuzzi
Silvia Leuzzi

Ho un diploma magistrale e lavoro come impiegata nella scuola pubblica da oltre trent'anni. Sono sposata con due figli, di cui uno disabile psichico. Sono impegnata per i diritti delle persone disabili, delle donne e sindacali. Scrivo per diletto e ho al mio attivo tre libri e numerosi premi di poesia e narrativa.