Tra i binari come un treno, di Mattia Lo Presti

Robert Doisneau Bacio allHotel de Ville

Le coincidenze delle tue assenze
sottratte come un furto, dissipate
come fumo tra le onde plastiche
dei boccoli, sono placebo benefico
dei miei mali; night-line di nicchia
delle mie serate neglette, sì che
millimetrista la nenia della voce
che giunge soffocata dalle tue labbra
socchiuse, possa scorgere di soppiatto,
quasi a negoziare ogni perla
che s’è schiusa a persiana.

E nei sogni, distante binari di metri da me,
t’allontani nella nebbia fumogena dei treni
portando via il miasma della gelosia
che m’attanaglia. Sussurri gesti nuovi, strani;
e dell’involucro fragile di cui mi circondo
non resta che una traccia lontana,
sospesa a metà tra la parte che nessuno vede
e quella che solo tu riesci a dissipare.

 

«Placebo», anche se «benefico», è l’amore vissuto come rifugio (tentazione in cui, prima o poi, si casca tutti); fa pensare «night-line di nicchia», epiteto insolito, degradante, riferito all’amata. C’è, nella poesia di Lo Presti, una tensione tra l’appagamento dell’amore e l’inquietudine, invece, nei confronti del mondo che lo circonda, di tutto il resto, compreso l’io lirico. Solo lei è in grado di dissipare questo gelo, eppure, a tratti, il gelo la coinvolge.

È infatti nel suo esserci-non esserci che si gioca la partita amorosa: «coincidenze delle tue assenze». La rima interna, gli enjembements che legano i versi l’uno all’altro, il ritmo di queste consonanti metalliche ci incatenano, e ci portano nella nebbia fumogena dei treni, nella distanza irriducibile tra i binari. E rimangono solo domande, dubbi, un’impalpabile sensazione claustrofobica, il desiderio di annullamento nell’altro, di far tacere una parte di sé.

 


 Mattia Lo Presti è il fondatore del nostro blog. Laureatosi in Lettere all’università di Pavia, si è trasferito a Barcellona dove lavora come barista alla libreria La Central. Di suo abbiamo pubblicato anche la poesia Dimenticanze.

Gabriele Stilli
Gabriele Stilli

In tenera età sono stato stregato da quelle cose che si scrivono andando a capo spesso, e gli effetti si vedono ancora. Mi sono rassegnato, da diversi anni, a includere l’arte tra le discipline umanistiche e non nel rigoroso ambito delle scienze. Nutro ancora qualche dubbio, però.